Da De Coubertein a Pitagora.

L’importante è partecipare si, ma se questi sono i numeri, allora no.

Perché misurarsi in qualsiasi competizione sportiva, non vuol dire collezionare figuracce e record negativi.

Nove partite, otto sconfitte e un pareggio, è una roba che in Serie A non si era mai vista. E non ne andiamo per niente fieri.

Se questo è, e questo sarà, che si abbia almeno l’umiltà e l’intelligenza di dire e riconoscere limiti ed evidenti carenze, tecniche e decisionali.

Nessuno gioca per perdere, e nessuno ha già perso ancor prima di scendere in campo.

Dinque i fischi ed il malcontento dei tifosi, che hanno sofferto e soffrono per la loro squadra, ci stanno tutti, e non possono essere ignorati.

È ormai visibile ed evidente che qualcosa non funziona più, e non soltanto nello spogliatoio di Davide Nicola.

Quando l’aria che si respira, dentro e fuori dal campo, si fa incerta e pesante, i primi a risentirne sono proprio i calciatori. E, badate bene, non è una giustificazione, ma solo una reazione, che solitamente è quella che purtroppo si sta verificando.

Ma anche l’allenatore, che è un uomo in carne e ossa come tutti gli altri non è immune a tutto il marasma.

Deve cercare di ottenere il massimo col materiale umano messogli a disposizione, ma assorbe e filtra anche gli umori dei suoi calciatori e della società. Se quindi, non è aiutato e supportato come dovrebbe, non riesce poi a far fronte alla delicata situazione.

Proprio come quella che si sta vivendo al Crotone.

E alla fine i risultati, purtroppo, sono tristemente catastrofici.

E non è ancora finita…

Da qualsiasi lato si voglia osservare la situazione.

Occorre fare chiarezza ed anche in fretta, insieme ad un passo indietro. Che in questi casi 


non fa mai male.