La CGIL è partita da una discussione tutta di merito delle modifiche costituzionali , proposte dal Governo , approvate dal Parlamento e che saranno sottoposte al Referendum Costituzionale , non volendo essere rinchiusa in una logica di schieramento o pregiudiziale. In questi ultimi mesi abbiamo organizzato in tutta Italia centinai di iniziative di confronto e approfondimento che hanno riscontrato anche posizioni diverse ma un consenso nei confronti dei giudizi espressi dalla CGIL. Per la nostra organizzazione , infatti, l’auspicabile obiettivo di superare il bicameralismo perfetto , che anche la CGIL chiede da tempo , istituendo una seconda camera rappresentativa delle Regioni e delle Autonomie locali , e di correggere le criticità della riforma del 2001 , si è tradotto in un’eccessiva centralizzazione dei poteri allo Stato e al Governo.Il nuovo Senato , per composizioni e funzioni , avrà difficoltà a svolgere l’auspicato e necessario ruolo di luogo istituzionale di coordinamento fra Regioni e Stato , essenziali a conciliare le esigenze di decentramento con quelle unitari. Al Senato , infatti, non è attribuita congrua facoltà legislativa in tutte le materie che hanno ricadute sulle istituzioni territoriali e la sua stessa composizione non garantisce l’adeguata rappresentanza e rappresentatività di Regioni e autonomie. L’esito finale è sbagliato : si passa da un eccesso di materie concorrenti ad una riduzione drastica della facoltà legislativa autonoma delle Regioni. La previsione , inoltre , che sia lo Stato a dettare le “disposizioni generali e comuni” su molte materie cruciali , potrebbe tradursi in una omologazione normativa , che non lascia spazio a processi di innovazione e sperimentazione che possono scaturire da un sistema plurale e che meglio possono rispondere alle esigenze del singolo territorio. La possibilità , poi, per il Governo di attivare una corsia preferenziale , per i provvedimenti ritenuti essenziali per l’attuazione del programma , in assenza di limiti quantitativi e qualitativi (salvo l’esclusione di alcune materie) , attribuisce al Governo un eccesso di potere in materia legislativa compensato solo parzialmente dall’introduzione di limitazioni alla decretazione d’urgenza e dalla previsione della determinazione di “diritti per le minoranze” e di uno “statuto delle opposizioni” , la cui definizione , però, è rinviata , senza alcuna certezza , al Regolamento della Camera stessa. Tale eccesso di potere non trova compensazione nelle disposizioni relativi agli altri livelli istituzionali la cui capacità di incidere nel procedimento legislativo è limitata, né nella partecipazione diretta dei cittadini né in quella delle formazioni sociali. La semplificazione del procedimento che si voleva ottenere , con il superamento del bicameralismo perfetto, è vanificata dalla moltiplicazione dei procedimenti previsti a seconda della natura del provvedimento in esame. I nuovi criteri , infine, per l’elezione degli organi di garanzia , Presidente della Repubblica , Giudici della corte costituzionale di nomina parlamentare , componenti laici del CSM , rischiano di essere subordinati alla legge elettorale , facendo cosi venir meno la certezza del bicameralismo dei poteri di cui la Costituzione deve essere garante , con la possibilità di determinare un restringimento del pluralismo e della reppresentanza delle minoranze. La CGIL , dunque , valuta la modifica costituzionale da una parte un’occasione persa per introdurre quei necessari cambiamenti atti a semplificare , rafforzandole , le istituzioni. E, dall’altra , giudica negativamente quanto disposto da tale modifica perché introduce , senza migliorare la governabilità né il processo democratico , un rischio evidentemente di concentrazione di poteri e delle decisioni : dal Parlamento al Governo , dalle Regioni alle Stato Centrale. Ferma restando la libertà di posizioni individuali diverse di iscritti e dirigenti , trattandosi di questioni costituzionali , dopo questi mesi di discussione sul merito della riforma , la CGIL invita a votare NO in occasione del Referendum costituzionale.
Il Segretario Generale
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