Tra i risultati che la recente competizione referendaria ci ha consegnato, uno ci sembra particolarmente chiaro ed inoppugnabile.
I cittadini italiani hanno espresso, attraverso lo strumento democratico del voto, tutto il disagio sociale e civile che stanno vivendo. Da nord a sud, ad esclusione di alcune aree geografiche evidentemente baciate da un progresso di cui il resto del paese non si è accorto, il messaggio lanciato è quello della profonda insoddisfazione per le scelte operate, nel tempo, da una classe politica dimostratasi inadeguata a leggere la realtà dei vari strati sociali.
Lavoro, scuola, sanita , pubblica amministrazione, economia, sono i temi che prepotentemente richiamano la politica ad una riflessione davvero seria. Se non si vuole regalare al paese un tristissimo periodo di instabilità occorrerà mettere nell’agenda del governo questioni scottanti che esigono risposte rapide ma soprattutto in controtendenza.
Ed il governo deve assumersi tutto intero il peso della bocciatura netta per quel modo di gestire i problemi del paese cercando di nascondere la polvere sotto il tappeto e spacciando per cambiamento una pessima pratica di gestione del potere fine a se stesso.
Un altro elemento significativo del risultato elettorale è certamente il risultato del Mezzogiorno. E nel Mezzogiorno Crotone che, confermando al rialzo la tendenza, ha risposto con una decisa affermazione del “no” con un’alta percentuale: il 67% dei votanti, pensiamo, possa considerarsi una risposta particolarmente significativa ed indicativa del disagio del nostro territorio.
Tante volte l’abbiamo denunciato, e non ci stancheremo di ribadirlo, che una politica attenta ai fenomeni di emarginazione sociale, povertà e illegalità, non potrebbe non accorgersi che questo territorio vive da anni dentro questo quadro drammatico. 800 famiglie vivono sotto la soglia di povertà e le altre non stanno messe poi tanto meglio. Nell’assenza di una programmazione complessiva sulle aree soggette a sentire maggiormente la crisi Crotone detiene il primato ai noi. Ma, concretamente, nessuno se ne occupa, se non per proclami. La realtà invece ci dice che tra le risorse assegnate a questa Regione quelle destinate alla nostra provincia non rappresentano ormai neanche le briciole.
Restano al palo, tra gli altri, i problemi legati alla bonifica dei siti inquinati, all’aeroporto, all’ammodernamento della 106 , Antica Kroton ecc. Quattro , tra le grandi questioni, che meriterebbero un impegno costante e strenuo per evitare di seppellire questo territorio nella dimenticanza generale.
Poiché i proclami si susseguono ormai da tempo, ma nei fatti tutto è come cristallizzato, ci chiediamo che altro deve succedere prima che il Governatore Oliverio e non solo , si accorgano dell’avvenuto decesso per consunzione di un pezzo della Regione che lui pretende di rappresentare e che è ritenuta potenzialmente capace di risalire la china.
Quando un vero sussulto , caro Governatore e cari rappresentanti istituzionali crotonesi. Questo è il voto che questo territorio vi ha dato. E se non lo avete capito peggio per voi.
L’esperienza referendaria ha messo in evidenza come aggregazioni, diverse per cultura e provenienza, possano trovare in momenti fondamentali della vita di un paese convergenze inedite su problemi che riguardano la vita reale delle persone. Le conseguenze di ciò dovrebbero rappresentare un campanello d’allarme per coloro che, da sinistra, si sono sempre fregiati del titolo di difensori delle istituzioni e della democrazia.
Tali aggregazioni – dall’ Anpi, all’Arci, al Movimento Cinque Stelle, alla Cgil, a Sinistra Italiana e a pezzi significativi dello stesso Partito Democratico – hanno adesso l’opportunità di continuare quella esperienza positiva. Noi ci auguriamo a partire dalla prossima campagna referendaria della CGIL su temi come il lavoro, ed in particolare su Jobs Act, Voucher e Carta dei Diritti dei Lavori.
A questo punto, la nostra Organizzazione, responsabilmente torna a chiedere quel classico segnale di fumo che potrebbe spingere ad un cauto nostro ripensamento. Torniamo a sollecitare quel tavolo istituzionale, magari permanente, che deve mettere assieme tutti gli attori e tutti i problemi di questa provincia. Anche solo per capire se la nostra percezione del problema sia almeno condivisa e se ci sia la volontà vera di affrontare i mille nodi irrisolti delle infrastrutture, del lavoro, della legalità, della rappresentanza sociale.
Battete un colpo, se ci siete. Ma fatelo ora.
Crotone , li 16/12/2016
CGIL Crotone