Riceviamo e pubblichiamo
La riapertura del cantiere del Marine
Park Village, in località Scifo di Capo Colonna, segna una grave sconfitta della legalità.
Rivela gli Enti territoriali (senza eccezioni) e lo Stato centrale incapaci e persino non interessati ad applicare la Costituzione laddove essa recita che la Repubblica “Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione” (Art. 9).
Gli interessi della collettività dovrebbero in effetti prevalere su quelli dei privati anche in queste materie.
Quando, però, l’ipocrisia linguistica della Proprietà chiama camping un villaggio turistico vero e proprio per imporne più facilmente la presenza dov’è consentita solo attività agrituristica, quando si prevedono 79 casette prefabbricate ogni 10.000 metri quadri su una superficie quattro volta più grande, sì che un incremento dei numeri fino a circa mezzo migliaio è nell’aria fin dall’inizio…, ogni strizzatina d’occhio, ogni sorriso complice, ogni silenzio, ogni sguardo che semplicemente si volti in altra direzione nel momento in cui si compie una forzatura come le tante di cui è costellato l’ormai decennale iter autorizzativo e realizzativo del Marine Park Village, concorre a produrre l’effetto che oggi è sotto gli occhi di tutti.
La cementificazione di Capo Colonna è ormai iniziata e non si torna indietro: il danno, questa volta, è sistemico e irreversibile.
Non vengano il Comune, la Provincia, la Regione e i vari Ministeri coinvolti a parlarci, da qui in poi, di beni culturali, di beni ambientali, di opportunità di sviluppo legate a quelli. Hanno rinunciato a Capo Colonna, si sono gettati da una rupe, di corsa e con entusiasmo, come i porci di Gerasa, trascinando con loro tutta la popolazione crotonese e le sue speranze in un futuro migliore.
Margherita Corrado (per Sette Soli) e Linda Monte