Riceviamo e pubblichiamo

 E’ bene ricordare a tutti i cittadini di Crotone  che Capo Colonna,  oltre ad essere  il luogo della nostra identità storica e del nostro cuore, è un  rilevante  sito  archeologico  ed ambientale di notevole interesse pubblico, tutelato da vincoli  archeologici e paesaggistici ai sensi dei D.M. 27/07/68 – D.M.05/05/1965 e del D.lgs.42/04.

In questo contesto si inserisce il progetto del Marine Park Village, un importante insediamento di 79 bungalow con annesso ristorante e piscina, in fase iniziale di realizzazione nella località Scifo, adiacente alla torre omonima del ‘500. Il tratto di costa interessato dall’intervento risulta di notevole interesse archeologico ed ambientale, di una bellezza e di un’armonia impareggiabile, tassello insostituibile della visione d’insieme del promontorio nella sua amenità.

Ripercorrendo sinteticamente a ritroso le fasi del procedimento amministrativo che hanno condotto il Comune di Crotone  al rilascio del permesso di costruire, per un intervento così invasivo ed  incompatibile con la natura e la bellezza  dei luoghi,  si rilevano una serie di  imperizie, incongruenze e superficialità diffuse a vari livelli nella pubblica amministrazione. Su tutta la vicenda è regnata sovrana la mancanza di coordinamento, nella tutela dell’interesse pubblico, tra gli enti preposti alla vigilanza ed al rilascio di  pareri e autorizzazioni relative.

Tale inadempienza è emersa anche in modo palese dalle indagini e dal sequestro preventivo, dopo  che, ad aprile 2014, la Procura della Repubblica ha intimato il sequestro in seguito ai lavori abusivi di sbancamento realizzati sul versante costiero a maggio 2013, consistenti nella sistemazione della strada di accesso al mare, dei terrazzamenti per la posa delle piscine e del prospiciente ristorante panoramico, che hanno compromesso in modo permanente l’ecosistema di uno dei tratti litoranei più belli della Calabria, riconosciuto  come  Sito di interesse comunitario (SIC), ricadente nell’area marina protetta di Isola di Capo Rizzuto.  

A tal proposito e a giusta ragione Legambiente ha chiesto, a nome del Presidente Regionale, l’intervento della Commissione Europea per presunta violazione del diritto comunitario. 

Nello specifico, l’iter procedurale è iniziato nel 2006 quando,  con una discutibile attestazione, il Comando dei  Vigili Urbani di Crotone ha certificato che un noto commerciante di Crotone, era persona dedita in modo diretto ed abituale alla lavorazione manuale della terra; ciò ha consentito a lui e ad un suo fratello  di chiedere  nel 2008  ed ottenere  nel dicembre del 2011 il permesso  di costruire con un intervento di tipo agrituristico su un terreno acquisito con una scrittura privata, sottoscritta  da una persona defunta circa tre mesi prima della stipula. 

Il terreno in questione, di superficie complessiva di poco più di 7 Ha, ricade in una zona del PRG vigente, normata dall’art. 73 lettera G “Zone Agrituristiche’’ in cui è possibile svolgere l’attività agrituristica in modo collaterale a quella primaria agricola, consentendo una capacità massima di 3 posti letto ogni 10.000 mq di terreno. 

Purtroppo, il PRG nelle ”zone agrituristiche’’, in modo contraddittorio ed incoerente con quanto regolamentato in precedenza, consente anche la realizzazione di bungalow e campeggi, secondo quanto riportato  alla lettera C dello stesso articolo, autorizzando di fatto un uso intensivo e strumentale  del territorio con una  densità possibile fino a 80 posti tenda/bungalow per ogni 10.000 mq di terreno, determinando così chiaramente  una condizione molto più vantaggiosa e allettante rispetto alla prima di cui si è opportunamente avvalso il proprietario, che nel frattempo aveva acquisito la qualifica di imprenditore agricolo, successivamente revocata nel 2014 per la decadenza dei requisiti  previsti dalla  legge. 

Le ulteriori procedure e misure che hanno fatto sorgere dubbi  e perplessità  sulla loro regolarità riguardano più Amministrazioni ed Enti: 

– la Provincia di Crotone, che ad ottobre del 2008  ha rilasciato il nulla-osta paesaggistico in soli 11 giorni dalla richiesta pervenuta dal Comune, il quale ha istruito in tempi record le pratiche necessarie;

– la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici della Calabria (BAP) che, a causa di carenza documentale, ha sospeso il nulla-osta provvisorio rilasciato dalla Provincia ma l’ha fatto in ritardo, tant’è che di questo parere non c’è traccia al Comune di Crotone;

– la Soprintendenza Archeologica, che  non ha espletato in modo rigoroso e costante la vigilanza di sua competenza  prima e durante l’esecuzione dei lavori;

– il Soprintendente Mario Pagano che con nota ufficiale del 23 settembre u.s.  inviata al Direttore Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del MiBACT, ripresa dal giornalista Gian Antonio Stella, dichiara palesemente il falso quando attesta che “i bungalow sono ormai stati costruiti’. In realtà, a tutt’oggi  non uno dei 79 bungalow  è stato ancora costruito. 

Tutto ha favorito in modo acritico e ineluttabile la realizzazione del villaggio,  anche i provvedimenti legislativi  succedutisi nel  tempo,  la c.d. legge Valore Cultura  prima (L.112/2013) e poi il c.d. decreto-legge  Art Bonus dopo (D.L. 83/2014); le circostanze hanno contribuito a prorogare, per una serie di coincidenze temporali e fortuite, la validità dell’autorizzazione paesaggistica fino a dicembre 2016. 

I suddetti decreti hanno consentito il differimento di ulteriori  tre anni del termine  per la conclusione dei lavori e sono stati determinanti sia ai fini del pronunciamento del TAR Calabria contro il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, che aveva impugnato il provvedimento di proroga del premesso di costruire, sia ai fini della revoca del sequestro preventivo, emesso per lo stesso motivo a luglio 2016 dal Gip presso il Tribunale di Crotone.

Al di là di ogni altra considerazione, il  rischio fondato è che  la realizzazione del Marine Park Village  possa rappresentare l’inizio di una nuova cementificazione massiva di un territorio già martoriato dall’abusivismo e dalla speculazione. Ciò è anche confermato dalle intercettazioni scaturite dall’inchiesta “Aemilia’’ riportate dalla giornalista Francesca Sironi sull’Espresso e da Gian Antonio Stella su Il Corriere della Sera, in cui si parla dell’opportunità di realizzare nell’area di Capo Colonna progetti per 500 case in legno. 

Dopo una lunga serie di ordinanze dirigenziali, sequestri e dissequestri, misure in autotutela, sentenze del TAR e del Consiglio di Stato, integrazioni documentali in corsa, omissioni e false attestazioni, protocolli non registrati,  ora  spetta allo Stato  dire l’ultima parola ed intervenire  per  far ripristinare nell’interesse di tutti l’integrità  dei luoghi,  tutelare il paesaggio e il patrimonio storico-artististico,  in sintonia con  quanto  prevede  l’art. 9 della Costituzione italiana ed  il vigente Piano paesistico regionale per Capo Colonna.

Solo se tutto ciò avverrà, si potrà parlare in futuro di valorizzazione delle nostre risorse e di turismo sostenibile, altrimenti le parole della classe politica resteranno solo parole vuote.

E’ necessario che noi cittadini prendiamo coscienza e consapevolezza dei nostri diritti e dei nostri doveri all’interno della comunità in cui viviamo?

E’ vero che ci spetta  un ruolo importante nella difesa del nostro territorio e della bellezza insita in esso?

Se la risposta è affermativa, come dovrebbe essere, tutti, associazioni, cittadini comuni, amministratori, politici e rappresentanti istituzionali sono chiamati alle loro responsabilità. Non possiamo delegare solo ai giornalisti delle testate locali e nazionali, che hanno mostrato vivo interesse ed hanno riferito ad onor di cronaca e di giustizia i fatti sinora avvenuti, la voce della nostra coscienza, del nostro senso civico, della storia di ognuno di noi e dell’umanità.

Il MoVimento 5 Stelle Crotone

Ilario Sorgiovanni e Andrea Correggia