Per una volta, anche perché crediamo sia molto opportuno, partiamo dalla domanda che avremmo desiderato porre alla fine di questa intervista con Massimo Marrelli.
In un momento, intenso, particolare e molto, troppo importante per l’immediato futuro del Marrelli Hospital, ancora alle prese con divieti e restrizioni, che ne potrebbero molto presto pregiudicare il proseguo della sua attività sanitaria, in un territorio che continua a pretendere il legittimo e assoluto bisogno di cure e di sanità, insieme al diritto di poterlo fare a casa.
E con un Centro di Radioterapia come quello del Marrelli Hospital, tutte le patologie tumorali potrebbero essere affrontate a Crotone, evitando a tantissime persone che soffrono, il grande peso e continuo disagio di dover emigrare, per usufruire di servizi che normalmente potrebbero essere espletati anche da un’eccellenza quale è il Marrelli Hospital.
Dottor Marrelli, cosa prova in cuor suo?
E non ci riferiamo soltanto a questa “benedetta” autorizzazione che non arriva…
“Tanta rabbia, grande dispiacere, e un senso di impotenza che mi fa stare male”.
Su quali patologie tumorali interviene lo strumento di radioterapia fermo da mesi nella sua struttura?
“Su tutte.
È il top della tecnologia, che se messa nelle mani di un buon “pilota” fa cose da pazzi (nel limite del possibile )”.
Ovvio…
Per buon pilota intende specialisti, comunque già presenti al Marrelli Hospital..
“Abbiamo una partnership con una importante istituzione internazionale (Ametyst) e Nazionale (Fate Bene Fratelli – San Pietro ) di Roma, in grado di attuare i protocolli più avanzati di Radioterapia”.
Quanto costa annualmente far funzionare quel macchinario?
“Consideri che il costo della macchina è di circa 7,7 mln di euro, senza considerare inviato dei bunker.
La gestione è altrettanto costosa, e
si aggiunge anche la assistenza film service, che dopo il primo anno è del 8% del valore”.
Ed è ferma li in attesa “di giudizio”…
“No.Tutto ciò è avvenuto per le altre macchine nel passato, ma con la radioterapia ho fermato il contratto, anche se hanno un acconto di 200 mila euro in mano”.
Riceve tante richieste di cure da parte di gente che ne avrebbe urgente bisogno?
“Una marea.
Ma la differenza la farebbero i tanti pazienti che verrebbero da noi anche da fuori regione”.
Anche da fuori regione?
“Certamente”.
Una emigrazione al contrario…in positivo ovviamente.
“Pensi che ad oggi su 500 pazienti trattati, il 33% è arrivato da fuori regione, il 40% da fuori provincia, il 27% dalla provincia di Crotone.
In tutto questo il 48% di alta specialità”.
Perché un paziente di Bari dovrebbe venire a curarsi a Crotone…
E che vuol dire alta specialità?
“Perche essendo una radioterapia di eccellenza è evidente che un paziente affetto da tumore va alla ricerca del meglio, ed in questo momento il meglio è a Crotone.
Per una volta osare di pensare di diventare i primi della classe non fa male a questa nostra terra.
Il Ministero ha definito alcune prestazioni di alta specialità perché complessi, e di questi casi ne abbiamo fatto il 48% di tutta la nostra attività”.
Le sarà sicuramente capitato in questi mesi di ricevere un paziente, diciamo messo male, al quale ha dovuto rispondere no suo malgrado…
“Con la radioterapia molti, così come per la chemioterapia”.
Non dobbiamo e non vogliamo aggiungere altro, se non che questa, è la priorità assoluta da affrontare, e risolvere.
Perché tutto il resto, è solo una naturale conseguenza…