

IL POST/INTERVISTA PUBBLICATO SUL SUO PROFILO FACEBOOK DALL’ASSESSORE AI SERVIZI SOCIALI DEL COMUNE DI CROTONE FILLY POLLINZI.
Giornalista: “Talvolta si accusa il comune e gli enti del terzo settore che non ci sono ricadute sul territorio nonostante le risorse impegnate. Cosa risponde?”
Io: “Mi duole dirlo, ma chi muove accuse di questo genere al Comune e al Terzo Settore o ignora completamente tutti i servizi attivi e le tantissime figure professionali che operano in ragione di ciò e di conseguenza l’economia indotta che ricade sul territorio proprio per l’attivazione di questi interventi, oppure finge di non comprenderli per ragioni mosse da qualcosa di ben diverso dell’interesse pubblico.
Un esempio? I quasi 5 milioni di euro per i 110 posti nei progetti Sai, non sono soldi che vanno ai migranti come qualcuno sostiene ma servono per gli stipendi di tanti operatori sociali, educatori, psicologi che si occupano dell’assistenza e dell’integrazione. Sono economie che servono per acquistare beni di prima necessità dalle imprese locali, per pagare gli alloggi in un’ottica di accoglienza diffusa.
Allo stesso modo altri tipi di finanziamenti servono certamente ad attivare servizi insieme agli enti del terzo settore ma quei servizi non sono scatole vuote.
Si tratta, per esempio, del centro polivalente per autismo e disabilità, delle attività laboratoriali dell’equipe multidisciplinare e dei servizi di prossimità. Si tratta di assistenza domiciliare, supporto alla genitorialità, pronto intervento sociale, café alzheimer, gestione degli asili nido, progetti sull’invecchiamento attivo, centri per la famiglia e tanto altro ancora.
Chi critica la relazione tra l’ente locale e il terzo settore disconosce completamente il valore del terzo settore e soprattutto il principio costituzionale di sussidiarietà orizzontale. Probabilmente queste persone hanno perso il treno dell’innovazione che si è determinata nelle politiche sociali quando, fortunatamente, hanno abbandonato la funzione meramente assistenziale.

